Conosciamo
un po’ più da vicino il nostro prossimo autore: Vincent Kliesch!
In Germania
i suoi thriller sono stati un successo dopo l’altro.
Per l’Italia il suo primo libro sarà lanciato da Booksalad in Novembre:
IL PROFETA DELLA MORTE.
Per l’Italia il suo primo libro sarà lanciato da Booksalad in Novembre:
IL PROFETA DELLA MORTE.
Vincent sarà
presente al Garfagnana in giallo il 23/24 Novembre.
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Copyright Luca Steinmetz. |
Vincent
Kliesch, un presentatore-attore che scrive thriller di successo. Non è una
contraddizione?
Il thriller non è così
diverso dalla commedia. In entrambi i casi si crea una tensione in modo che il
pubblica voglia sapere come andrà a finire la storia. In tutte e due le
situazioni lo spettatore è sorpreso alla fine della soluzione. Solo che… ride
della soluzione della commedia mentre si spaventa di quella del thriller. Il
mio desiderio di scrivere è molto più vecchio rispetto a quello di fare “commedia”.
Già con 14 anni avevo scritto qualcosa con una vecchia macchina da scrivere, ma
per fortuna non l’ha pubblicato nessuno… Stranamente però, non mi è mai venuto
in mente l’idea di scrivere romanzi comici. Mi sono sempre interessato al
thriller e quindi per me è stato chiaro si da subito che avrei scritto solo
quel genere.
Una
domanda sugli orari: scrive a ore fisse? E il suo lavoro in TV non disturba il
processo creativo dello scrivere?
Non ho orari fissi, ma preferibilmente
scrivo durante la notte quando tutto attorno di me è silenzioso. Così mi posso
tuffare più in profondità nel mio mondo fittizio e mi sento più vicino ai
personaggi che ho creato. Il lavoro come commediante e conduttore non mi
disturba durante questo processo. Svolgo entrambi con grande passione
Credo che per nessuno sia
fatica fare le cose che ama.
Già nel
suo primo romanzo “Der Todeszauber” parlava del commissario Julius Kern e il
suo acerrimo nemico, l’assassino Tassilo Michaelis. Adesso i due personaggi
appaiono di nuovo. Che cosa lo ispira? Da che cosa è dato lo stimolo per la
creazione di questi personaggi e strani rapporti?
Quando ero un bambino sono
stato affascinato dal “Faust” di Goethe e più tardi ho letto anche “Il silenzio
degli innocenti”. Trovo incredibilmente avvincente il classico principio del patto con il male perché sono entità
lontane ma al cntempo vicine. Kern e Tassilo sono come amici che hanno opinioni
divergenti. In più sulla loro amicizia
aleggia un mistero, un segreto.
Tassilo
uccide perché odia quando gli si manca di rispetto, quando nell’esercizio delle
sue funzioni di cameriere lo si tratta male. Quindi mi chiedo: come fanno
inservienti, cuochi, camerieri e tutti coloro che lavorano nell’ambito del
servizio a sopportare i clienti? O forse lei ha esagerato un po’?
Tutte le storie (tranne gli
omicidi) che racconto nel libro sono capitate nella realtà a me o ai miei
colleghi. Spesso non è facile sopportare. Ovviamente solo pochi ospiti sono
così terribili come quelli descritti nel libro. Però in questo tipo di lavoro
servono delle valvole per “far uscire il vapore”. Il mio è scrivere.
Sembra che nei
romanzi criminali in Germania ci siano solo serial killer. Ci devono essere
sempre per attirare l’attenzione? Sarebbe troppo difficile di descrivere un solo
omicidio e creare comunque tensione?
È più facile quando si
possono descrivere sempre nuovi omicidi che tengono la tensione alta. Forse un
giorno scriverò un thriller nel quale ci sarà solo un morto o forse nessuno, ma
al momento tengo a quello che i lettori conoscono e forse si aspettano anche da
me. I serial killer – non lo dobbiamo dimenticare – sono anche molto amati da
parte dei lettori. Credo che si debba offrire quello che la gente desidera. Ovviamente
è anche possibile creare tensione senza sangue, ma la morte è sempre la paura
più grande di tutte – e queste paure ci affascinano molto.
I suoi
romanzi si svolgono tutti a Berlino, la metropoli pulsante. Quant’è importante
per lei di conoscere di persona i luoghi dove si volge il romanzo?
Essenziale. Anche se i
lettori non conoscono questi luoghi, capiscono intuitivamente se l’autore
conosce o meno ciò di cui parla. Per me i dettagli sono importanti. E non si
possono vedere su Google-Streetview.
Una donna che passeggia con un grosso cane al guinzaglio o un cantante di
strada alla fine possono rappresentare una grande differenza per il lettore. E
se queste persone compaiono nei miei romanzi, vuol dire che li ho incontrati in
quei posti.
Quasi mai
chiarisce, se non alla fine, la psiche e l’indole dell’assassino, anche se la
sua identità si scopre subito. Possiamo dire che questo sia un elemento
importante del suo stile?
Per me l’assassino è il
protagonista nel thriller. Una persona che uccide altre persone è affascinante
e desidero raccontare del perché
compie quegli atti. Se tengo segreta la sua identità non ho nessuna possibilità
di raccontare la sua storia. Sono anche dell’opinione che un assassino
sconosciuto non possa esistere in un thriller ma solo in un giallo. Quando la
gente guarda “Batman” nessuno si lamenta del fatto che subito si sappia che il
“Joker” è cattivo.
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